La pasta fa davvero ingrassare?

Quando si segue un regime alimentare dietetico volto a dimagrire, un’abitudine molto comune, e molto discussa, è quella di eliminare i carboidrati, in particolare la pasta, dal proprio menu e passare dunque a pasti per lo più proteici. Ma è giusto demonizzare la pasta? Fa davvero ingrassare consumare un piatto di spaghetti all’italiana?

 

In realtà dire che la pasta faccia ingrassare è un concetto impreciso, se non errato. La pasta si può mangiare senza ripercussioni sulla linea, a patto che se ne rispetti la dosa giornaliera consigliata e che non si opti per sughi elaborati o calorici. Per intenderci, mangiare 70 grammi di pasta con pomodoro fresco e due cucchiaini di olio è una scelta corretta per chi vuole stare in forma, mentre il discorso cambia completamente se consumate un piattone di pasta alla carbonara. Specie esagerare con le quantità comporta un aumento del peso, perché i carboidrati vengono assimilati con molta facilità dal nostro organismo.

 

Non solo, la pasta rappresenta anche una fonte importante di carboidrati e di energia a lungo termine, utile per affrontare le attività quotidiane. Non è un caso che molti atleti la prediligano nel pasto precedente l’attività sportiva: i carboidrati della pasta consentono infatti l’assimilazione del glucosio, indispensabile per affrontare uno sforzo fisico.

 

Una notevole differenza la fa poi il momento della giornata in cui la pasta viene consumata. Infatti è preferibile mangiarla a pranzo quando si ha il tempo di consumare le Kcal introdotte; la sera, invece, andando a dormire anche dopo 3 ore dal pasto, l’energia verrebbe accumulata dal nostro corpo.

 

Inoltre molto importante è l’indice glicemico, ossia la velocità con la quale aumenta la glicemia dopo aver assunto 50 grammi di carboidrati. Se il picco di glicemia si alza troppo in fretta, il cibo ingerito si trasforma più facilmente in grasso. La pasta ha un indice glicemico medio-alto e per questo chi soffre di iperglicemia deve consumarla con moderazione, e preferire quella integrale. Ma sapevate che il riso, ad esempio ha un indice glicemico maggiore della pasta? Occhio però alla cottura: meglio mantenerla al dente per non far alzare ulteriormente l’ig. Inoltre il valore in questione si abbassa se la pasta non è consumata da sola, quindi quella in bianco non è la soluzione ottimale come molti credono.

 

In conclusione, sì alla pasta, ma al dente, in dosi moderate e con sughi non elaborati, e meglio a pranzo!

 

 

 

Giusi Lombardo

Appassionata e Amante del benessere a 360°. Amo scrivere e condividere tutto quello che so.

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