Musicoterapia: musica non solo per le nostre orecchie

La musica occupa un posto importante non solo nell’ambito dell’intrattenimento, ma, negli ultimi anni, si è fatta largo anche in quello terapeutico.

Diversi studi hanno infatti dimostrato come il ricorso a terapie basate sull’ascolto (ma anche la pratica) della musica, e il movimento, riescano a influire in maniera benefica sul sistema nervoso e, dunque, sulle patologie ad esso collegate. Per tale ragione si può parlare di musicoterapia.

 

La musicoterapia si fonda su 3 principi:

  • il principio ISO (identità sonora individuale);
  • il suono quale oggetto intermediario, ossia mezzo per comunicare;
  • il suono inteso come oggetto integratore, che crea appunto integrazione tra i membri di un gruppo.

 

La musicoterapia permette di:

  • gestire le proprie emozioni e dunque dominare quelle negative, come l’aggressività e le paura;
  • sviluppare la creatività;
  • socializzare;
  • stimolare le capacità intellettive, mnemoniche, di attenzione e concentrazione nonché di percezione spazio-temporale;
  • migliorare le capacità motorie attraverso i movimenti da eseguire a ritmo di musica.

 

Tutto ciò fa si che la musicoterapia possa essere impiegata:

  • in ambito pedagogico, dunque nel campo dell’insegnamento, al fine di migliorare le facoltà di apprendimento o integrare metodologie didattiche per bambini disabili.
  • In ambito psicoterapeutico, ossia volta a risolvere o alleviare disturbi di natura psicofisica. In questo caso la musicoterapia viene adottata in termini di sostegno, di riabilitazione ma anche di prevenzione.

 

In particolare, si può ricorrere alla musica come terapia:

  •  per il superamento di traumi psicologici o di fasi della vita caratterizzate da particolare stress emotivo;
  • per il supermento di disagi emotivi e difficoltà relazionali, anche dei bambini;
  • per affrontare la gravidanza, non solo per rilassare la gestante, ma anche come canale comunicativo tra la madre e il bambino che deve nascere, in particolare attraverso il “canto prenatale” intonato dalla mamma stessa.
  • da soggetti affetti da autismo, grazie proprio all’effetto intermediario della musica che aiuta i bambini a sviluppare le loro capacità comunicative.
  • per migliorare le facoltà mentali di soggetti affetti dal morbo di Alzhaimer, in quanto la terapia mira a sviluppare le facoltà cognitive e ricettive del paziente e oltre a distogliere l’attenzione dal sintomo della malattia, migliora molte delle funzioni che la patologia deteriora, come la memoria o le abilità motorie.
  • per gli anziani, sui quali  la musicoterapia agisce in termini di sostegno psicologico, ma anche di prevenzione in quanto, oltre a migliorare l’umore, aiuta nel mantenimento delle funzioni mentali e motorie.

 

Ma come si svolgono le sedute di musicoterapia?

Le sedute possono essere svolte: individualmente o in gruppo. Un terapeuta guida i pazienti nell’ascolto dei suoni prescelti (musicoterapia passiva). Ma musicoterapia non vuol dire solo ascoltare, ma anche cantare, suonare e muoversi a tempo di tempo di musica (musicoterapia attiva).

 

Bisogna inoltre considerare che la musica può essere associata a trattamenti e discipline  diverse, per accentuarne i benefici: è il caso, ad esempio dello yoga o del pilates.

Per chi volesse sottoporsi a sedute di musicoterapia è possibile rivolgersi anche a Centri Benessere, che offrono questo tipo di trattamento, piacevole oltre che terapeutico!

Giusi Lombardo

Appassionata e Amante del benessere a 360°. Amo scrivere e condividere tutto quello che so.

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